Pensioni, il no della Consulta non tocca l'Enpam

«La mancata perequazione tra il 2012 e il 2013 è un problema che tocca da vicino i medici dipendenti pubblici e privati: le norme bocciate dalla Consulta con la sentenza 70 del 30 aprile scorso non invece non riguardano medici convenzionati e liberi professionisti. L'articolo 24 comma 25 del decreto Crescita 201/2011 annullato dalla sentenza (che congelava l'adeguamento all'inflazione delle pensioni tre volte sopra il minimo Inps, ndr)agiva solo sui pensionati Inps, ex-Inpdap e su qualche cassa professionale, ma non ha toccato la maggior parte delle Casse dei professionisti, Enpam inclusa». Marco Perelli Ercolini vicepresidente della Federazione sanitari pensionati e vedove- Federspev fa chiarezza all'indomani della sentenza della Consulta che di fatto chiede all'Inps direstituire gli euro non elargiti nel 2012 e 2013 ai pensionati con assegni superiori a tre volte il minimo (1217 euro mensili). Il recupero dell'inflazione per quei pensionati era stato zero e la perdita è stimata fino a 9 miliardi; ora quelle somme dovranno arrivare in qualche modo a chi non le percepì 2-3 anni fa. Si tratta in realtà di più di 1500 euro a pensionato: un grave esborso, ma un 40% di questo "bottino" tornerebbe alle casse di Stato e Comuni. L'Inps dovrebbe invece farne a meno. Quanto all'Enpam, «la sentenza della Consulta non tocca in alcun modo le pensioni erogate dalla Fondazione», spiega Perelli Ercolini. «Gli adeguamenti delle pensioni Enpam sono regolamentati da una normativa autonoma, che prevede per la precisione, oggi come oggi: rivalutazione al 75% dell'indice Istat fino a 4 volte il minimo Inps e del 50 % per le somme eccedenti». Per tornare alla sentenza, la Consulta ritiene che il blocco al 100% di pensioni di 1200 mensili lordi strida con gli articoli della Costituzione 3 (uguaglianza) 36 (retribuzione proporzionata) e 38 (mezzi adeguati alle esigenze della vecchiaia) della Costituzione; in particolare, viola il principio di proporzionalità della pensione allo stipendio e non conserva il valoredell'assegno nel tempo. La Corte non boccia l'idea che per gravi urgenze di bilancio lo stato possa intervenire con tagli alla perequazione, ma dare il 100% fino a tre volte il minimo Inps e zero oltre quel tetto valica i limiti di ragionevolezza e proporzionalità posti da precedenti sentenze (la 316 del 2010). Quanto a oggi, l'adeguamento automatico dellepensioni all'inflazione, in base alla legge di stabilità 2014, è azzerato per le pensioni di importo superiore a sei volte il trattamento minimo Inps. Gli assegni fino a tre volte il minimo sono rivalutati al 10 %, quelli da 3 a 4 volte al 90 %, le pensioni tra 4 e 5 volte al 75 % e quelle tra 5 e 6 volte al 50%.

  Fonte: Doctornews33

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